Quando frequentavo l’accademia di moda a Milano, la docente mi aveva consigliato di andare da una certa parrucchiera (tra le più esperte della città) per svecchiare il mio aspetto “anonimo e provinciale”. Secondo lei non potevo affermarmi come consulente d’immagine con un caschetto insignificante, color castano chiaro.
Fiduciosa ed emozionata, presi appuntamento dalla rinomata parrucchiera, nella speranza di uscirne finalmente rinnovata, moderna e bellissima. Il giorno del cambiamento, dopo poche parole, si mise all’opera prima con il colore, poi con il taglio. Man mano che passavo le ore e assistevo al procedere del lavoro, il mio entusiasmo scemava sempre di più, ma lei mi diceva di stare tranquilla, di giudicare alla fine. A lavoro concluso, ero letteralmente scioccata: lo specchio mi restituiva l’immagine di una donna con i capelli cortissimi, tutti sparati in modo disordinato, dal colore biondo platino!
Mi ritrovavo di colpo con uno stile decisamente troppo appariscente e aggressivo per il mio modo di essere. Ero sconvolta: non potevo essere io! Non mi piacevo, non mi riconoscevo in quell’immagine così forte… Ho trattenuto a stento le lacrime, saldato il conto e, presa dallo sconforto, sono uscita di corsa dal negozio. Non avevo il coraggio di tornare a casa, mi vergognavo e quella notte ho pianto disperata.
Il giorno successivo, in accademia rimasero tutti sbalorditi dal mio cambiamento: «Come sei diversa, non sembri neanche tu!». Infatti, non ero io: proprio questo era il punto.
Ho sperimentato sulla mia pelle (anzi, sui miei capelli!) il disagio che si prova a non riconoscersi nell’immagine riflessa, ed è stato molto istruttivo: una vera e propria lezione di vita, della quale ho fatto tesoro e che mi ha guidato nell’impostazione del mio metodo di lavoro.
La tua trasformazione, infatti, sarà il risultato di un percorso di valorizzazione personale, di ascolto delle tue esigenze, di rispetto della tua personalità, del tuo stile di vita e del tuo ruolo professionale